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Utero in affitto, guerra tra gay e donne, lesbiche e non. Terragni «omofoba»: e Facebook la oscura


di Umberto Folena, (Avvenire, 3 giugno 2016)


– ​Le donne, anche lesbiche, non possono pronunciarsi contro l’utero in affitto senza subire attacchi, anche pesanti, degli omosessuali maschi. Una guerra sotto lo stesso tetto Lgbt.

«Se una donna è una “cosa” che si può affittare, tutta o in tranci, la si può anche bruciare, vetriolare, uccidere». Una frase forte dai toni paradossali, ma dalla logica ineccepibile: se si impone la cultura del possesso, e un essere umano è un oggetto da vendere e comprare, possedere e gettare, le conseguenze estreme possono essere anche certi agghiaccianti fatti di cronaca. Ebbene, per questa frase pubblicata sulla sua bacheca, Marina Terragni, giornalista e scrittrice, a lungo nota firma di «Io donna» e del «Corriere della sera», dopo una sequela di insulti, è stata segnalata come “omofoba” e si è vista cancellare il post da Facebook e bloccare per 24 ore il profilo. Marina Terragni non esclude che si tratti di una forma di ritorsione per il suo ultimo libro, «Temporary Mother. Utero in affitto e mercato dei figli» (VandA epubblishing), che denuncia come le donne diventino mezzi di produzione e le creature umane oggetti in vendita: «Se perdiamo il nostro statuto di esseri umani – spiega – può essere meno drammatico dar fuoco a una donna o somministrarle acido muriatico». «Violenza maschile», conclude Marina Terragni. E ricorda il caso recentissimo della sociologa milanese Daniela Danna, dichiaratamente lesbica. Sabato scorso doveva parlare a Udine del suo libro «Contract Children: questioning surrogacy» («Bambini su commissione: domande sulla maternità surrogata»), ma Arcilesbica, che organizzava l’evento, ha disdetto all’ultimo minuto su pressione, pare, di altre componenti del movimento Lgbt. Gran parte delle lesbiche sono infatti contrarie alla Gpa (Gestazione per altri), i gay invece sono a favore; e per qualcuno è guerra: «Sarebbe orribile se ci scannassimo tra donne sulle pretese maschili», è l’amaro commento di Cristina Gramolini, presidente di Arcilesbica Milano. Intanto l’appuntamento di Udine è rinviato a data da destinarsi.