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Michela Fontana. Non è un paese per donne


di Ornella Ferrarini (Gioia, 17 settembre 2015)


– Dopo due anni in Arabia Saudita, l’autrice ha scritto un reportage sul paese, molto condizionato dalla legge religiosa. Che penalizza soprattutto la popolazione femminile.

Michela Fontana ha vissuto due anni a Riad con il marito, diplomatico italiano. Ha intervistato oltre cinquanta donne, di ogni estrazione sociale e di ogni parte del paese. Ha scritto un ritratto composito di una nazione all’apparenza internazionale, ma profondamente condizionata dagli insegnamenti della Sharia, la legge religiosa.

I sauditi che vivono all’estero sono più liberi ed emancipati? Sia uomini che donne approfittano della libertà, ma restano legati alla loro cultura e molto critici verso la vita occidentale. E si controllano tra loro. Gli uomini sembrano più liberali, non lo diventano.

Anche le attiviste non si oppongono alla dipendenza dal maschio. La tradizione tribale e la religione hanno un peso enorme. Per il Corano la donna è moglie e madre. È l’uomo che deve provvedere ai bisogni materiali della donna, che rimane un’eterna minorenne. In fondo era così anche nelle nostre società, quando la religione aveva il suo peso.

Cosa significa essere “libera” per una donna saudita? Nessuna saudita mi ha detto che vorrebbe essere più “libera”, caso mai più autonoma: poter viaggiare, guidare l’automobile e scegliere studio e lavoro, senza il consenso del guardino (il maschio di famiglia). La parola libertà, in senso occidentale, è sinonimo di mancanza di morale e principi.

Esiste una via saudita al progresso femminile? Per le saudite studiare all’estero e nelle università femminili del pese è un progresso. Poter lavorare, avere uno stipendio, sposarsi più tardi. Nei Paesi arabi si è diffuso fra le intellettuali il cosiddetto “femminismo islamico”, una rilettura del Corano più favorevole alla donna.

Ma le donne hanno voglia di cambiare? La maggioranza delle saudite ha paura del cambiamento, preferisce non guidare, si sente protetta dal guardiano, anche se le giovani che usano Internet e Twitter sono sempre più curiose. Salvo poche eccezioni comunque le donne non sono ancora pronte a mettersi in gioco e rischiare. I cambiamenti sono così lenti da sembrare impercettibili. E tutto potrebbe regredire all’improvviso se ci dovessero essere sconvolgimenti politici.