Pubblicato il

L’editrice di nome VandA nuota nel mare della rete


di Annarita Briganti (La Repubblica, 28 gennaio 2014)


– Un editore di nome “VandA.”, che nuota controcorrente in un mare di ebook.

Nasce in questi giorni a Milano VandA.epublishing, la prima casa editrice italiana in crowdfunding.

Partita con un catalogo di 60 ebook, che diventeranno 100 entro l’anno, fondata ufficialmente l’8 marzo del 2013 da tre signore dell’ediptria – l’agente americana Vicki Satlow, l’editor e pubblicista siciliana Angela Di Luciano e la scrittirce e giornalista milanese Silvia Brena – VandA. sarà finanziata dal popolo della rete.

Le tre socie hanno lanciato un appello: servono 10.000 euro entro 60 giorni. La sottoscrizione pubblica èsul sito www.limoney.it. L’offerta è libera, dalle poche centinaia di euro delle prime donazioni agli investitori tradizionali, che hanno promesso il loro contributo. Dai 10 euro dei lettori ai mecenati della cultura, di cui si sente la mancanza nel paese in cui 6 italiani su 10 non sanno nenanche cosa sia un libro. In cambio, i finanziatori avranno diritto a dediche e fascette personalizzate, incontri con gli auotir, ingresso nel comitato di selezione delle opere. Inedito l’uso del del cofinanziamento per l’editoria, ma c’è un precedente culturale, che fa ben sperare. Il festival del giornalismo si è salvato dalla chiusura raccogliendo sul web più di 80.000 euro, che renderanno possibile l’ottava edizione a fine aprile a Perugia.

Acronimo di Vicki (V) e Angela (A), che hanno avuto l’idea, alle quali si è subito aggiunta Silvia (il punto), VandA. è un impresa tutta al femminile. «L’arrrivo delle donne ai vertici del mondo del lavoro sarà una rivoluzione epocale, che supererà per importanza il boom dei cinesi», sostiene Silvia, che ha diretto giornali e fondato un’agenzia di comunicazione, l’80 per cento dei dipendenti donne.

Ma cos’è VandA.? Non è una bambola, non è un pesce e neanche un’operazione della Cia, dicono le socie, amiche da anni, unite dallo sguardo fiducioso sul futuro e dal non prendersi troppo sul serio. «Abbiamo in mente una casa editrice digitale, indipendente, che operi a livello globale secondo una logica di condivisiobe e complicità», racconta Angela, di formazione filosofica, la manager del trio. «Puntiamo su una piattaforma di contenuti e di autori di vario genre, in diverse lingue, in tutto il mondo: fiction sia come novità sia come testi fuori catalogo o introvabili; non fiction sull’attualità sociale e politica; graphic novel e erotique; testi teatrali, la cui brevità è perfetta per il formato ebook; letteratura per bambini e manuali di self help».

Gli scrittori non riceveranno anticipi, ma il 50 per cento sui ricavi dell vendite, al netto delle spese, che nel caso del digitale sono minime. Come hanno reagito alla mancanza della carta? «Sono tornati anche quelli che avevano detto no», ricorda Angela. Così in Vanda. troviamo Susanna Tamaro, autrice numero uno di Vicki, che l’ha fatta tradurre ovunque. Hanno dato fiducia all’iniziativa Renato Mannheimer, Andrea Pinketts e Luca Ricci, tra i primi ad essere tradotto in inglese. In catalogo ci sono anche Pierangelo Dacrema e Piero degli Antoni, dei quali VandA. ha recuperato gli esordi, Sergio Bambarèn, di cui pubblica l’opera originale in inglese, Alfio Caruso e Anna Momigliano, autrice de Il Macellaio di Damasco, primo in classifica per un mese su BookRepublic.

C’è spazio anche per il self publishing, curato da Laura Lepitit, fondatrice dell’editore La Tartaruga. «In Italia non si conosce il valore dell’editing», denuncia Laura. «Gli aspiranti autori possono inviarci i manoscritti dal sito VandA.epublishing.com. Quelli meritevoli saranno editatida me (12 euro a cartella) e poi pubblicati in un’apposita collana digitale. Il costo, peraltro contenuto, è una barriera contro i perditempo e i mitomani. Il successo arriva solo per chi ci crede».

VandA. è anche una reazione alla frustrazione, la migliore risposta a chi si lamenta della crisi e senza muovere un dito. «Il turn-over del nostro mercato è impazzito, è questo il vero motivo del crollo dell’editoria – ricorda Vicki – Libri scritti, curati, acquisti, promossi con cura, che vanno fuori catalogo senza neanche dare il tempo ai lettori di scoprirli». Qual è la soluzione? «condividere le energie, superare le rivalitrà inutili tra editoria cartacea e produzione digitale, recuperare lo spirito di squadra. Non si ha idea di quanti ci stiano chiedendo come aiutarci, abbiamo avuto reazioni estremente generose, non solo dal punto di vista finanziario».

Ce la farete? «Non abbiamo scoperto l’Merica nè fondato Google – ricorda Angela – ma stiamo facendo un lavoro minuzioso d’indagine per capire dove possa ricollocarsi il libro oggi. C’infiliamo negli intersizi del sistema editoriale, lasciati vuoti dai contenuti e dai formati tradizionali, cercando di essere sempre un minuto avanti agli altri».