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Giuseppina Norcia: Siracusa. Dizionario sentimentale di una città


di Simona Lo Iacono, (Letteratitudinenews, 22 settembre 2014)


– Con “Siracusa. Dizionario sentimentale di una città” (VandA ePublishing) [Norcia] ha calendato un alfabeto tutto amoroso e senza tempo, in cui ad ogni lettera segue non una definizione ma un sussurro, un gemito, un riconoscimento.

E’ l’alba. Siracusa si sveglia.
Scalpitano i primi passi sul selciato, garriscono i gabbiani.
Sulla vetta della cattedrale, dove prima sfavillava lo scudo d’Atena, si scioglie il sole.
Ecco i barconi carichi di reti che tornano borbottando, mentre i pescatori storditi dal sonno gettano la corda dalla prora.
Ecco la bottega artigiana schincagliare i suoi ciondoli marini, misti a stelle porose e a sassi di lava.
Ecco la vita, passata e presente, che si mescola sotto gli occhi esterrefatti di un turista.
Ogni mattina così, da mille e più anni, in mille e più risvegli sovrapposti, ognuno dei quali ha lasciato una traccia misteriosa, un segnale da codificare, una cicatrice e una ferita.
Come se Siracusa non potesse che essere la somma di ogni tempo e di ogni condizione, di tutte le resurrezioni e di tutte morti.
Per questo non stupisce che nel traffico delle auto, in mezzo ai clacson che strepitano e ululano, si affaccendino ancora calzolai e sarti operosi, che arricciano la vista sull’ago.
Né che tra i passanti impegnati in frettolose faccende, spassino i fantasmi dei coreuti o dei sacerdoti che andavano a pregare nel vicino tempio d’Apollo.
Una confusione di stati e secoli, dunque, Siracusa, di vivi e di trapassati, di chiese nuove erette sulle scaglie di antichissimi templi. Di nomi greci (Gelone, Teocrito, Pindaro) sussurrati tra quelli moderni.
Come raccontarla, allora, senza perdere l’incanto di questa sua indistricabile corposità? Dell’antico come del nuovo, del sacro come del profano, del mitico come dell’ordinario?
Per Giuseppina Norcia non è stato difficile.
Siracusana e laureata in lettera classiche, Giuseppina, che ha lavorato per oltre un decennio presso l’Istituto Nazionale del Dramma Antico, da moltissimo tempo studia la cultura classica e le sue “persistenze” nella contemporaneità.
Con “Siracusa. Dizionario sentimentale di una città” (VandA ePublishing) ha calendato un alfabeto tutto amoroso e senza tempo, in cui ad ogni lettera segue non una definizione ma un sussurro, un gemito, un riconoscimento.
Vocali che ricordano la bellissima Ninfa trasformata in acqua e proveniente dal regno delle notturne esperidi (A, come Aretusa).
Consonanti che dicono della materia di cui Siracusa è fatta, tutta impressa di luce propria (C, come cave di pietra).
Lettere che invocano nomi (D, come Dionisio), scrittori (V, come Vittorini), cibi fragranti e colorati (Z,come zucchero).
Un abecedario dei sensi e della memoria, che non si limita a indicare luoghi ma a riviverli in una sconcertante attualità, rendendo omaggio a quella frotta di dèi del passato che ancora sovrastano il nostro cielo, e agli uggiolanti canti che ancora fanno trepidare le scalinate del vecchio teatro.

– Giusi, le chiedo ancora scossa dalla meraviglia di queste pagine, com’è nato questo viaggio nella Siracusa del nostro tempo e di tutti i tempi?
Talora intraprendiamo viaggi senza neanche accorgercene. Questo accade soprattutto con i percorsi interiori che hanno un tempo emotivo e il dono dell’invisibilità.
Di Siracusa ho sempre amato la luce e questa pietra bianca scavata dall’acqua, la roccia da cui la città è stata ‘estratta’ e forgiata come se fosse una scultura vivente.
Credo che i primi semi di questo libro risalgano ai miei vent’anni, quando studiavo lettere in Lombardia e trascorrevo molti mesi lontana dalla Sicilia: ad ogni ritorno visitavo luoghi (che tra l’altro, paradossalmente, erano spesso oggetto dei miei studi universitari) e trascorrevo interi pomeriggi nell’isola di Ortigia che molti giovani come me stavano riscoprendo, dopo anni bui, di dimenticanza. Tra i testi e gli appunti di quel periodo ho ritrovato frasi e spunti che avrei riutilizzato, senza accorgermene, molto tempo dopo, scrivendo questo libro.

– Il titolo “dizionario sentimentale”, già fa comprendere la assoluta originalità del viaggio che tu proponi, perché la caratteristica del dizionario dovrebbe essere quella di dare aride definizioni, mentre invece tu – lettera dopo lettera – introduci il lettore in una narrazione colma di suggestione, che attinge al mito e alla storia, alla fantasia e alla realtà. Perché narrare Siracusa attraverso l’alfabeto?
Ho sempre immaginato i dizionari non come freddi strumenti analitici ma come scrigni di parole, tesori cui attingere per dare corpo al pensiero e alle immagini che affollano la nostra mente. Quando ‘entriamo’ dentro una parola, svelandone il significato profondo e l’immagine originaria che essa contiene, si libera un’energia immensa, come fosse un atomo. Le parole sono come mandorle – diceva Chiara di Assisi -: dentro il loro guscio si nasconde un frutto meraviglioso, con la sua fragranza, il suo gusto.
Tornando al libro, tra le miriadi di parole che avevo a disposizione, ho poi scelto quelle che sentivo in risonanza emotiva con la mia vita e con l’anima di Siracusa: così, questo scrigno di luoghi e parole è divenuto ‘sentimentale’.

– Ciascuna voce risente di una approfondita indagine e di studio appassionato. Come si è svolto il tuo lavoro di stesura?
La stesura è stata ibrida e multanime, come la città cui il libro è dedicato. Momenti e ingredienti diversi (ma tutti irrinunciabili) si sono mescolati tra loro: il patrimonio di storie e memorie che si trasmette solo da vita a vita, lo studio di alcuni tra i moltissimi testi di valore dedicati a Siracusa, le visite ai siti svolte non come sopralluoghi tecnici ma come veri e propri viaggi…Soprattutto, scrivendo questo ‘Dizionario sentimentale’ ho avuto l’occasione di imparare che il viaggio è una condizione mentale, non dipende da quanti chilometri percorriamo ma dallo spirito di ricerca e dal piacere che lo anima.

– Infine tre lettere tra le più amate e altrettante definizioni con cui incuriosire chi ci legge!
Non saprei dire quali siano le mie lettere preferite perché non potrei rinunciare a nessuna di loro: un fil rouge unisce ogni capitolo all’altro rendendolo una tessera indispensabile del mosaico.
Quel che posso dire è che ho cercato di mantenere sempre vivo il legame tra i luoghi e le storie in essi ambientate, fino a renderli inscindibili. La mia sensazione è che le vite che si sono avvicendate, i fatti storici, le leggende rimangano ‘attaccati’ alle pietre divenendo parte della loro anima. L’ombra del tiranno Dionisio si allunga ancora sul Castello Eurialo e sulle Latomie, Aretusa continua a raccontare la sua storia tra le acque della sua Fonte, sentiamo i versi struggenti del poeta di Ibn Hamdis e le parole di Vittorini quando il sole tramonta e il vento inonda d’oleandri le vie di Ortigia. L’amore per il teatro rivive nell’immensa cavea del Temenite, così come nel nostro modo di stare a tavola, o nel gusto del racconto.
Siracusa è questo e molto altro ancora, non resta che scoprirlo leggendo…

– Grazie Giusi, grazie di questo viaggio nel cuore della nostra bellissima città.

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Giuseppina Norcia è nata a Siracusa nel 1973. Ama la musica, il mare, la buona cucina e i racconti intorno al fuoco. Da anni si occupa di divulgazione culturale, con particolare riferimento al teatro antico, alla cultura classica e alle sue “persistenze” nella contemporaneità. Ha realizzato progetti didattici con università italiane e straniere e ha lavorato per oltre dieci anni presso la Fondazione INDA (Istituto Nazionale del Dramma Antico). Negli ultimi anni ha tenuto corsi di drammaturgia antica e coordinato laboratori per ragazzi sul teatro classico, la lingua italiana e la trasformazione creativa dei conflitti. È autrice di contributi, di taglio sia scientifico sia divulgativo, relativi alla storia di Siracusa e alla messinscena contemporanea della tragedia greca, pubblicati su riviste specializzate (tra cui Dioniso), e di articoli sulla filosofia e sulla religione buddista. Con Giovanni Di Maria ha realizzato l’audiovisivo Le Ragioni di Antigone (Videoscope, 2006), monografia dedicata all’Antigone di Sofocle e ad alcune “riscritture novecentesche” del mito; è autrice del libro L’Isola dei miti. Racconti della Sicilia al tempo dei Greci (VerbaVolant, 2013).